Che sintomi ha la felicità?

Vi racconto un piccolo aneddoto. Qualche giorno fa vengo contattata da una mia conoscente che mi chiede: “Devo farti una domanda...come si fa a capire se e quando si ha bisogno di andare da uno psicologo/psicoterapeuta? Mi viene un po’ da sorridere a chiederti questo perché mi sembra una domanda stupida, ma sono molto seria.”

 E voi? che ne pensate? Ve la siete mai posta questa domanda? Sembra anche a voi una domanda stupida?

 

Be’ se ve la siete fatta anche voi questa domanda e se state ancora cercando una risposta, vi dico quale è stata la mia di risposta: “Tutto il contrario di stupida: penso che la tua sia una domanda complessa e che non sia così semplice risponderti. Diciamo che le persone possono arrivare a chiedere aiuto ad uno psicologo in svariati modi e da strade a volte anche molto diverse.

 

In genere la condizione più frequente per cui si arriva a chiedere aiuto è quando si hanno dei sintomi o dei segnali acuti di malessere… non so sintomi come ansia, apatia, vissuti depressivi, etc…però io penso che il fattore principale che dovrebbe spingere qualcuno a chiedere aiuto e a rivolgersi ad uno psicologo sia l’infelicità: se una persona non riesce ad essere serena e a realizzarsi, sia a livello professionale che a livello relazionale, e non riesce a godere di ciò che ha, allora c’è qualcosa che lo blocca e di cui probabilmente la persona non è consapevole… penso sia questo il fattore realmente dirimente.”

 

Vi ho raccontato questo semplice aneddoto per dirvi che ho spesso l’impressione, da clinica e nella mia vita personale, che le persone non abbiano sempre ben chiaro che lo scopo della vita sia realizzarsi ed essere felici. Che sia una distorsione culturale attribuibile ad una tradizione fortemente cattolica e quindi dedita ad una dimensione di sacrificio, che sia un distorsione legata ad una condizione cronica di conflittualità e sofferenza che si è abituati a vivere e respirare quotidianamente nel proprio ambiente d’origine, una delle domande che più di frequente mi viene rivolta è: “Dottoressa ma esiste la felicità? Smetterò mai di stare male? Si può smettere di soffrire? Si può veramente essere felice?”. E di fronte a questo la mia risposta è sempre la stessa: “sì, senza dubbio si può”.

 

Come le ossa rotte per rimarginarsi hanno bisogno delle condizioni di stabilità che il chirurgo ortopedico crea, così le ferite che il nostro passato ci ha lasciato hanno bisogno di un ambiente accogliente e sicuro per cicatrizzarsi. La sicurezza sta nel potere fare esperienze in linea con i nostri bisogni, esperienze opposte a quelle che ci hanno ferito. Ognuno di noi le cerca attivamente, e le cerca nel rapporto con gli altri. A volte, però, possiamo aver bisogno di un sostegno specialistico che ci aiuti a riconoscere le nostre ferite e a capire ciò di cui abbiamo bisogno, per riprendere la strada verso la nostra felicità!

 

 

Dott.ssa Roberta Alesiani