Perché non mi sento mai abbastanza?

Origine, cause e conseguenze della bassa Autostima

Con il termine Autostima si intende la percezione interna che ognuno di noi ha relativamente al proprio valore e al proprio senso di competenza.

Una solida autostima consente di percepirci come persone meritevoli, gradevoli e capaci, nonostante gli errori, gli insuccessi o le critiche in cui possiamo incappare nel corso della nostra vita. Al contrario, un’autostima troppo debole, dipende eccessivamente dai consensi e dalle valutazioni provenienti dall’esterno.

In genere, le persone con bassa autostima:

  • sono convinte di valere poco o nulla, di non essere particolarmente dotate o capaci, di non riuscire al pari degli altri;

  • sono tese a colpevolizzarsi e criticarsi duramente. Minimizzano o squalificano le cose corrette che fanno, focalizzandosi sui propri errori;

  • sperimentano spesso emozioni di colpa, vergogna, frustrazione, ansia;

  • possono sentirsi deboli, poco energiche, facilmente affaticabili o in un costante stato di tensione.

L’autostima si sviluppa fin dalla prima infanzia, fin da quando si inizia ad avere percezione delle aspettative e dei giudizi che gli altri hanno su di noi. Sentirsi apprezzati in modo autentico e realistico dai genitori nelle proprie abilità così come nelle proprie caratteristiche fisiche è fondamentale per lo sviluppo di una buona autostima. Per considerarci persone valide e amabili, infatti, abbiamo bisogno di percepire che i nostri genitori prima, i nostri insegnanti, gli altri adulti di riferimento e i nostri coetanei poi, hanno in mente un’idea positiva di noi, nutrono fiducia e apprezzamento per quello che siamo e che facciamo.

 

Quando ciò non avviene, quando piuttosto veniamo frequentemente criticati e svalutati dalle persone per noi importanti durante il corso della nostra infanzia e della nostra adolescenza, possiamo sviluppare delle credenze patogene che, consapevolmente o meno, ci porteranno a sentirci poco capaci, poco attraenti, sgradevoli o stupidi: daremo ragione a chi ingiustamente non ha saputo, come avrebbe dovuto, riconoscere il nostro valore.

 

Allo stesso modo, potremmo sminuirci perché crediamo inconsciamente che riconoscendo il nostro valore potremmo umiliare o ferire un fratello o un genitore amato che si è sempre sentito insoddisfatto di se stesso o è andato incontro a diversi e gravosi fallimenti.

 

Ancora, potremmo considerarci una nullità perché crediamo inconsciamente che allontanarci dalla nostra famiglia per realizzarci possa essere sleale o fare sentire sole e abbandonate le persone che amiamo.

 

Così, ad esempio, potremmo cercare un lavoro al di sotto delle nostre capacità; oppure potremmo vivere con estrema ansia ogni occasione in cui dobbiamo affrontare una prova; o, ancora, reagire con sentimenti di profonda tristezza e sconforto, vergogna o rabbia, ogni volta che ci imbattiamo in un fallimento o una critica.

 

I fallimenti cesseranno di essere un punto di partenza; un voto o una critica cesseranno di essere un consiglio o un'opinione: piuttosto, diverranno una prova della verità delle nostre paure, della nostra mancanza di valore, una prova a sostegno degli ingiusti maltrattamenti che abbiamo subito.

 

Ma noi non siamo i nostri errori, siamo i nostri desideri. Non siamo ciò a cui qualcun altro può averci voluto ridurre, siamo ciò a cui aspiriamo.

 

Ma cosa possiamo fare se sentiamo di avere una bassa autostima? Come possiamo superare le credenze patogene inconsce che non ci permettono di amarci e apprezzarci come meritiamo?

 

Rivolgerti a uno psicologo potrebbe aiutarti a cominciare ad amare e apprezzare te stesso, a riconoscere il tuo valore, a considerare gli errori solo come dei punti di partenza importanti per crescere e imparare, i difetti come le pietre preziose della bellezza della tua unicità, i fallimenti come esperienze della vita che riguardano tutti e che non è detto dipendano da te, il rifiuto come il punto di vista di una persona che evidentemente non fa per te (meriti chi sa apprezzarti e amarti!), la svalutazione come il frutto di un problema che non ti riguarda.

 

Dott.ssa Martina Calabrò