Ansia sociale: la paura del giudizio

Cristina ha 34 anni, ed è cresciuta con dei genitori molto rigidi che, sin da bambina, la rimproveravano ogni volta che si comportava in modo spontaneo, definendola “goffa” e “imbranata”. A causa di questi continui rimproveri, Cristina ha presto imparato ad avere paura del giudizio degli altri: si sente inferiore ed è certa che farà una brutta figura se si approccia a qualcuno. Per questo non ha mai avuto una relazione; non c’è un giorno in cui non pensa di voler essere in grado di rapportarsi come gli altri, ma non ci riesce: è più forte di lei! La paura di non sapere cosa dire o di rispondere nel modo sbagliato, l’ha portata a chiudersi in se stessa e a limitare i suoi rapporti.

 

Cristina non esiste, ma ne esistono tanti come Cristina. Anche a noi da piccoli può essere capitato di sentirci dire “pensa prima di parlare!”, così da evitare brutte figure. Tuttavia, il “pensare prima di parlare!” che ci fa credere di dover controllare ogni cosa che diciamo o facciamo si poggia su convinzioni, consapevoli o meno, che frenano la nostra essenza, perché, ad esempio, crediamo che:

  • come ci hanno ripetuto i nostri genitori, non ne combiniamo mai una giusta;

  • saremmo colpevoli ad essere più spigliati di nostro padre che è sempre stato molto timido;

  • come accadeva con nostra madre, se esprimiamo un punto di vista diverso da quello degli altri li faremmo arrabbiare moltissimo.

     

Tutto ciò, può portarci a sviluppare una paura terrificante di esprimerci e di rapportarci con gli altri: può portarci a sviluppare una Fobia (o Ansia) Sociale.

 

Ma che cos'è l’Ansia Sociale?

 

Il Disturbo d’Ansia Sociale è caratterizzato dalla paura di essere osservati e giudicati negativamente in situazioni sociali o durante lo svolgimento di un’attività in pubblico. Ciò che principalmente si teme è il giudizio negativo degli altri. In genere, sono presenti forti sentimenti di ansia e vergogna legati al timore di poter dire o fare cose imbarazzanti e di esser giudicati ansiosi, impacciati, stupidi, incompetenti, strani, goffi, deboli o “pazzi”.

 

Alla base di questi timori vi è il forte desiderio di dare una buona impressione di sé agli altri e contemporaneamente una forte incertezza rispetto alla possibilità di raggiungere tale scopo.

 

In genere le situazioni più comunemente temute sono: parlare in pubblico, andare a una festa, sostenere un esame o un colloquio di lavoro, scrivere o firmare davanti a qualcuno, fare file, usare il telefono in pubblico, usare mezzi di trasporto pubblici.

 

A causa di questi timori, spesso, come Cristina, si possono adottare comportamenti di “evitamento” che limitano significativamente la propria vita e la propria felicità.

 

Altre volte, si possono mettere in atto comportamenti “protettivi, cioè delle “misure di sicurezza” che la persona prende per cercare di ridurre l'ansia e soprattutto per evitare di essere giudicata male. Giorgio, ad esempio, si agitava e sudava molto durante le riunioni di lavoro; preoccupandosi che i colleghi potessero notare il suo nervosismo e il suo sudore, continuava a tenere addosso la giacca (nonostante fosse piena estate e tutti stavano solo in camicia) e ciò lo portava a sudare ancora di più e a sentirsi ancora più in imbarazzo, in un circolo vizioso estenuante.

 

In questi casi rivolgersi a uno psicologo può aiutare a comprendere il disagio emotivo che si vive e soprattutto a superarlo, tornando a credere in se stessi, a vivere e a sentirsi liberi di amare.

 

 

Dott.ssa Martina Calabrò