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Quando siamo afflitti da ansia, inibizioni o tristezza, quando siamo intrappolati in autocolpevolizzazioni senza fine o in un odio che non riesce ad assopirsi, la verità è che stiamo continuando a prendercela con noi stessi e non con chi ci ha fatto del male. Rimaniamo intrappolati in una gabbia di perdono o odio inconsistente, e non riusciamo mai davvero a perdonare, davvero a perdonarci, davvero a lasciarci alle spalle il nostro passato e ad andare avanti verso la vita che vogliamo.
Se Martina Attili, cantante di X Factor, ha reso famosa la paura della felicità (la Cherofobia), da tempo ormai la nostra società non di rado ci impone il dovere della felicità. Ma perché, anche quando non ci va, dovremmo sentirci in dovere di essere felici? Vi è mai capitato di sentire di non poter essere tristi, pensierosi, di malumore? “Dai non fare così: siamo tutti insieme!”; “Però che noia che sei!”; “Ma che motivo hai di esser triste?”; “Goditi la vita!”; e così...
La tristezza è un'emozione che normalmente si attiva in reazione a eventi che ostacolano i nostri desideri e si oppongono alla realizzazione del nostro benessere. È una risposta innata a frustrazioni, separazioni o perdite che ha una funzione protettiva, organizzativa e comunicativa. Si può rimanere a lungo tristi perché intimamente insoddisfatti di sé e privi di speranza per il futuro.